Scritti da noi

Fuoco al burn out !


Avevo incontrato nei tanti blog che frequento alla ricerca delle parole giuste per incoraggiare e sostenere le donne nella profonda trasformazione della gravidanza, un articolo in spagnolo chiamato “el agotamiento de las madres” (associazione itaca). Nell´articolo si parlava di Burnout. Un concetto che mi era famigliare dagli anni in cui lavoravo in una grande azienda dedita alla prevenzione delle malattie e gli incidenti nell´ambiente lavorativo. Nell´articolo si parlava del libro scritto per Violaine Guéritault (2004) sul Burnout delle mamme. Bell´ articolo, completo e chiaro. Poi cercando in internet articoli sul tema in italiano mi sorprendo perche ho trovato tanti commenti banalizzanti del tipo che è risaputo che le mamme sono stanche e che fare la mamma porta all´esaurimento.Quindi capii che non basta elencare le caratteristiche del lavoro delle mamme che le porta all´esaurimento ma piuttosto spiegare cosa vuol dire BURN OUT. Non è un termine inventato per parlare delle madri. E´ un fenomeno stressogeno che si combatte con tecniche di prevenzione come la distribuzione dei compiti, scale motivazionali, stipendi più alti, vacanze.... Il Burnout viene “Prevenuto” tramite misure di carattere obbligatorio nelle grande aziende perché non è accettabile che un lavoro porti un prezzo cosi alto sulla salute dei lavoratori che a sua volta, comporta un costo ingiustificato per la azienda che deve rinunciare alle sue risorse migliori: le persone tranquille e performanti. Siamo tutti d´accordo nell´affermare che un lavoro non dovrebbe compromettere la salute delle persone che lo eseguono. Allora perché parlare di Burnout nelle mamme è scontato?

Quindi, andiamo al sodo: Cosa è il Burnout? Il termine è stato utilizzato per prima volta nel 1974 da Herbert Freudenberger che lo definisce come “l´annullamento della motivazione o l´incentivazione specialmente quando la dedizione data al proprio obiettivo (compito o relazione) non riesce a provocare il risultati desiderati”. Anche se non è riconosciuto come una disordine psicologico o psichiatrico, è associato a diverse sindrome cliniche: depressione, disordini di temperamento, ansia patologica. I segnali di Burnout sono i seguenti: 1. Mancanza dell´energia fisica che ti porta a sentirti stanco tutti giorni ed a svegliarti a malapena al mattino con la difficoltà di trovare l´energia per affrontare un´altra giornata. 2. Esaurimento emotivo intenso inteso come la sensazione di non essere più capace di gestire le emozioni come una volta: pianti improvvisi, basso livello di tolleranza alla frustrazione, impazienza. 3. Malessere fisico dovuto ad un ribasso delle difese del sistema immunitario. Il corpo trasmette un messaggio di allerta tramite febbriciole, raffreddori, mal di testa e anche malattie maggiori. 4. Una perdita intangibile nei rapporti interpersonali dovuta all´esaurimento che non lascia spazio per godersi l´interazione con gli altri. Si tende all´ isolamento perché i rapporti sono meno soddisfacenti. La persona ha meno capacita di ascolto, è impaziente e sente di avere poco da dare. 5. una visione pessimista del mondo dalla quale è difficile staccarsi. Fa parte del percorso del Burnout sentire che le cose non possono cambiare e una volta presa questa strada, il percorso verso il pessimismo è in discesa. L´ottimismo è in se stesso un controsenso nei periodi di Burnout. 6. Inefficienza nel proprio lavoro e astinenza. La persona che si trova ad affrontare queste difficoltà, ha anche la tendenza a creare un muro di insofferenza rispetto ai propri compiti che da una parte funziona come difesa dal Burnout, ma dall´altra, fa parte dell´esaurimento in se perché ti fa sentire incapace di impegnare tutte le capacità negli obiettivi. Un serpente che si morde la coda. 
Un impiegato, un operaio, un libero professionista che soffre di Burnout non è più in grado di seguire il suo lavoro come potrebbe. Un datore di lavoro, istituzione o ditta, dovrebbe (per la propria convenienza) evitare che i propri collaboratori arrivino ad un´esaurimento. Un programma di benessere per i collaboratori a rischio di Burnout dovrebbe fare attenzione alle seguenti caratteristiche che sono fattori di rischio:
  • Compiti non chiari. Se gli obiettivi e il metodo per raggiungerli non sono chiari o sono in costante cambiamento il lavoratore non può valutare il proprio rendimento e quindi viene privato della soddisfazione di sentire che il suo lavoro è ben fatto.

  • Richieste impossibili. Il lavoratore investe tutto il suo tempo ed energia nel raggiungere un obiettivo che però è impossibile sia perché il tempo non è sufficiente, sia perché gli imprevisti sono inevitabili, o perché gli viene richiesto qualcosa al di fuori delle sue capacità. Il lavoratore sarà perennemente frustrato.

  • Momenti di alto stress senza periodi di riposo. I momenti dove tutti devono impegnarsi di più, correre di più, fermarsi più ore sono naturali in alcuni mestieri e possono essere motivanti solo se vengono seguiti da periodi di riposo nei quali si prende fiato e si riesce a fermarsi per vedere i risultati raggiunti neiperiodi impegnativi.

  • Errori che portano gravi conseguenze. Ci sono incarichi dove si porta un senso della responsabilità molto ingombrante. Dove piccoli errori, errori umani, possono generare delle conseguenze oltre la misura . (le infermiere per esempio hanno alto rischio di Burnout)

  • Assenza di controllo e creatività nell´esecuzione. I lavoratori che sentono di non avere il potere di controllare come e quando eseguire il loro compiti, vivono la loro quotidianità in modo passivo perché non hanno il potere di modificarla.

  • La mancanza di riconoscimento tira giù il morale del lavoratore. Bisogna stabilire dei programmi di premi o bonus economici per i lavoratori che, investendo cosi tanto impegno non possono vedere direttamente i risultati del loro sforzo.

  • Stipendio insufficiente. Un lavoro stressante mal pagato è un fattore di Burnout. Uno stipendio alto invece può agire come elemento di motivazione è quindi prevenire l´esaurimento.

  • Una compagnia senza leadership. Se una compagnia è forte di leadership riesce a fare sentire al proprio staff riconosciuto e motivato. Una compagnia forte che fa sentire al sicuro i loro collaboratori riduce il rischio di Burnout.  
Allora, avendo chiarito cosa è il Burnout c´e qualcuno dei lettori che mette in dubbio quanto sia importante capire che le mamme sono a rischio? E che noi, persone che le circondiamo, amici, operatori sanitari, compagni, colleghi, istituzioni dobbiamo fare qualcosa per prevenirlo? Il lavoro delle mamme è fatto di ripetizione. Deve lavare e pulire, ma dopo alcuni minuti, tutto è sporco e disordinato un´altra volta. Quindi il senso del lavoro compiuto che resta alla base della motivazione non esiste! Una mamma vive innumerevoli situazioni che non può controllare. Vorrebbe proteggere il suo bambino ma, nella vita di tutti giorni, al di la´ degli incidenti e altri imprevisti, non è possibile controllare e spesso nemmeno capire la maggioranza degli aspetti della loro vita: pianti, coliche, dolori della dentizione, punture, sconforti, rifiuti... I bambini sono imprevedibili. Anche se una mamma fa inutili tentativi di pianificazione e di organizzazione di rituali che diano un senso di ordine alla quotidianità, i bambini non rispettano le previsioni. Prima di uscire,quando tutto e´ pronto in macchina, il bambino può vomitare improvvisamente, sporcare il pannolone, piangere di fame. Anche se la mamma è una grande organizzatrice, il piccolo riuscirà il più delle volte a sconvolgere gli orari. Le mamme arrivano alla fine della giornata cercando di capire cosa hanno fatto in tutto il giorno e non riuscendo a darsi risposta. In più, chi mai riconosce lo sforzo della madre? Si aspetta che sia soltanto felice del tempo che ha passato con il proprio bambino senza riconoscere la energia fisica ed emotiva che ha dovuto investire nell´ accudirlo forza e concentrazione .Non riceve nemmeno uno stipendio ma soltanto aspettative. E per ultimo, pensate al carico di stress che comportano la responsabilità sulla loro crescita emotiva e di carattere che ci viene assegnata dalle nuove tecniche e teorie psicologiche che cercano le origini di tutti i disturbi di comportamento nei rapporti primari con i genitori. La responsabilità che viene data alle scelte delle madre nella comparsa di allergie, di disturbi dell´alimentazione. Insomma, le mamme si interrogano spesso sulle conseguenze che ogni sguardo, parola sbagliata, alimento non allergenico, tessuto non biologico potrà comportare sulla crescita sana dei nostri bambini. Paragoniamo la mamma ad un infermiere che porta con se´ la responsabilità sulla vita dei pazienti, le mamme la portano sulla vita degli esseri che più amano nel mondo e che dipendono al 100% di loro: I loro. figli. LE MAMME SONO A RISCHIO BURNOUT. Quindi cosa faremo per evitare che l´esaurimento diminuisca la loro possibilità di donare l´amore che portano in sé ai loro figli? Ricordiamo che il Burnout impedisce alla persona di eseguire il suo lavoro in modo adeguato perche, in un meccanismo di autodifesa, la persona crea un muro di insofferenza. Una madre insofferente quindi sarebbe una cattiva madre? Cosa abbiamo fatto noi per facilitare il suo lavoro?  
La leadership di cui si parlava prima quando parlavamo della compagnia che da´ sicurezza ai suoi lavoratori, nel caso delle madri deve essere una rete sociale che accoglie le donne con tutte le loro difficoltà e incertezze. Dobbiamo riconoscere istituzionalmente lo sforzo di essere madre in questi tempi e all´ interno di questa società. Un tempo non c´era bisogno di palestre perché si camminava per muoversi da un lato all´ altro, si lavorava la terra, si andava da una parte all´altra per dare un messaggio, si andava in un negozio per le uova, in un´altro per la carne ,in altro per il grano. Una volta una madre aveva otto bambini e curava la casa, ma in quella casa c´era la mamma, la zia, la sorella, le serve, le cugine lontane e persino le amiche non sposate. Tutte loro costituivano una rete di supporto che adesso non esiste più. Dobbiamo ascoltare, riconoscere, ringraziare, offrire pause, offrire riposo e soprattutto spazio affettivo ad ogni mamma per godersi il migliore stipendio che possono ricevere che è l´affetto dei loro figli. Dobbiamo ripetere instancabilmente che riconosciamo i loro sforzi, che hanno diritto di avere tempi di pausa dopo i momenti di stress, che il modo in cui fanno ciò che fanno é giusto. Riconoscere il loro diritto alla creatività, alla sicurezza in sé perché e impossibile proteggere in tuttoe di tutto i propri figli e perché i ns. errori non li segneranno per sempre perché quando commessi mentre si fanno scelte mosse dall´amore non fanno male a nessuno, ma solo bene. Evviva le mamme... evviva la vita non perfetta, urrà per i piatti rotti e una risata per ogni appuntamento mancato. Fuoco al Burnout!


di Olga Rey,

psicologa e doula

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